giovedì 28 luglio 2011

Improvviso op. 66 n° 4, di Fryderyk Chopin

Questo brano è conosciuto anche come Fantasia-Improvviso, titolo erroneamente datogli da Julian Fontana, grande amico di Chopin e curatore di molti suoi lavori pubblicati postumi: il brano ha infatti la struttura dell’improvviso.
Fu scritto nel 1834 e  pubblicato postumo nel 1855.
L’Op.66 fu il primo Improvviso composto da Chopin, secondo il quale non costituì, come del resto gli altri, una composizione particolarmente significativa; nonostante questo rimane uno dei suoi pezzi più famosi.
Ancora oggi è sconosciuto il motivo che indusse Chopin a non pubblicare l’Op. 66. Secondo l’interpretazione dello Hedley, nel 1834, anno della composizione, l’autore inviò alle sorelle un volume di brani pianistici, non solo di sua invenzione, tra i quali vi era anche l’Improvviso op.89 di Moscheles. Tra la sua Fantasia-Improvviso e quest’ultimo esistono alcune analogie, soprattutto per quanto riguarda la linea melodica e l’andamento ritmico della prima idea tematica, anche se la composizione di Chopin supera di gran lunga quella di Moscheles. Pare comunque, sempre secondo lo Hedley, che il musicista, per evitare critiche o, peggio ancora, accuse di plagio, preferì lasciare il suo manoscritto in un cassetto.
Guida all’ascolto.
Il pezzo è caratterizzato lungo tutta la sua durata da un ritmo incrociato di gruppi di semicrome alla mano destra, e di terzine alla sinistra.
E’ un brano molto complesso tecnicamente, molto veloce e richiede una difficile sincronizzazione della mano sinistra.
Le idee tematiche sono due e profondamente diverse tra loro.
Nella prima sezione (Allegro agitato) un moto turbinoso ed incessante della mano destra, ricco di suoni fittissimi che si rincorrono in un clima affannoso, dove lo slancio verso l’acuto viene continuamente inibito da passaggi cromatici discendenti. L’accompagnamento della mano sinistra scorre in un ondulato ondeggiante.  
Quando si apre il secondo tema appare (Moderato cantabile) un canto  dolcissimo e lirico. Qui muta la tonalità che passa al maggiore (con un espediente tecnico, che si chiama enarmonia, Chopin modifica completamente il quadro di riferimento tonale senza passaggi di collegamento: all’ascolto, l’effetto è come di un incantesimo; non si avverte uno spostamento ma piuttosto una trasfigurazione). Si infittisce la cura per la micro dinamica che scende fino nelle più piccole sfumature, si generano inediti giochi timbrici, risaltano notevoli spunti di delicata fatture. Si tratta di una di quelle melodie che incantano e molto difficilmente si dimenticano.
Con la ripresa (Allegro agitato), il ritorno del tormentato tema iniziale interrompe il sogno, ma la quiete ritorna nella coda, quando, dopo un diminuendo, riappare come d’incanto, il tema lirico della parte centrale, ma eseguito in tonalità grave. Con esso si chiude la composizione, in un’aura di sollievo e speranza dopo la tempesta.

Valentina Igoshina, pianoforte