martedì 28 giugno 2011

Bolero, di Maurice Ravel

Il Bolero composto da Maurice Ravel nel 1928 è una musica per balletto, molto conosciuta  anche come pezzo concertistico.
Nel 1927 la celebre ballerina Ida Rubinstein chiese a Ravel di comporre per lei un balletto di ambientazione spagnola. Ravel cedette alle insistenze della Rubinstein, donna di straordinario fascino, e decise di orchestrare Iberia una composizione per pianoforte del compositore spagnolo Isaac Albeniz. Appreso però, qualche settimana dopo, che i diritti per la trasformazione in balletto del brano erano già stati venduti dagli eredi di Albeniz,  Ravel scelse di comporre un pezzo suo e compose un bolero, attratto dall'ossessività ritmica e dalla semplicità melodica di questa nota danza spagnola che, nata nel '700, si era rapidamente diffusa in Europa, destando l'interesse, fra gli altri, di Beethoven, Weber, Chopin, Berlioz, Auber e Verdi.
La danza e la Spagna, quindi, dopo la Rhapsodie Espagnole (1907), L'Heure Espagnole (1911) e Alborada del Gracioso (1923), si ritrovavano ancora una volta insieme in Ravel, a testimonianza di un ininterrotto interesse del compositore nei confronti del folclore musicale iberico.
Il Bolero andò in scena all'Opéra di Parigi il 22 novembre 1928, con Walter Straram sul podio e coreografie di Bronislava Nijinska, ottenendo, fin dalla sua prima rappresentazione, un clamoroso successo in virtù della sconcertante e provocatoria originalità sia della musica sia dell'invenzione coreografica: una donna danza su un tavolo, attorniata da un gruppo di uomini che gradualmente le si avvicinano in una sorta di ballo rituale carico di spiccato erotismo (successivamente se ne sono avute altre letture, anche molto diverse fra loro: si citano quella di Maurice Béjart, che attribuì la parte principale ad un danzatore, e quella "metafisica" di Aurél Milloss, nella quale un demone s'impossessa di un gruppo di avventori presenti in una sordida taverna).
La prima esecuzione come brano concertistico avvenne invece l'11 gennaio 1930 e fu eseguita sotto la direzione dello stesso Ravel.

Secondo la descrizione che lo stesso Ravel dà del pezzo, il Bolero "è una danza di movimento molto moderato e costantemente uniforme, tanto per la melodia e l'armonia che per il ritmo. Il solo elemento di diversificazione è costituito dal crescendo dell'orchestra".
Molti critici ricordano il momento storico in cui venne composto questo brano: erano trascorsi pochi anni dalla fine della prima guerra mondiale, ed il crescendo del brano, irresistibile ed implacabile, anche se sapientemente dosato grazie alla sottigliezza dell’orchestrazione (gli archi appaiono solo nel corso della tredicesima ripetizione del tema) fa pensare all’immenso caos che trascinò via con sé terribilmente il mondo dell’inizio del 1900.  
Il brano è strutturato dalla ripetizione di due temi principali A e B, di diciotto battute ciascuno, proposti da strumenti diversi. I temi si inseriscono sull'accompagnamento ritmico continuo del tamburo (ritmo di  bolero in tempo assai moderato) e sull'accompagnamento armonico.
Dal pianissimo iniziale presentato dal flauto la partitura prende via via vita in un  lento e graduale crescendo dinamico e con un costante arricchimento della "tavolozza" orchestrale che si distribuisce ora sul motivo conduttore ora sugli assetti ritmici, per un totale di diciotto sequenze musicali (nove ripetizioni del tema A e nove del tema B) fino al maestoso roboante finale segnato dagli orgiastici glissandi dei tromboni.
La sequenza è così articolata:
1.    Tema A, flauto
2.    Tema A, clarinetto
3.    Tema B, fagotto
4.    Tema B, clarinetto piccolo
5.    Tema A, oboe d'amore
6.    Tema A, tromba e flauto
7.    Tema B, sax tenore
8.    Tema B, sax sopranino poi soprano
9.    Tema A, corno, celesta, ottavini
10. Tema A, clarinetti, oboi
11. Tema B, trombone
12. Tema B, fiati
13. Tema A, violini e fiati
14. Tema A, violini, fiati e sax tenore
15. Tema B, violini e fiati
16. Tema B, violini e fiati
17. Tema A, archi e fiati
18. Tema B, archi e fiati

L'organico orchestrale previsto è un’ orchestra sinfonica con l'aggiunta di un oboe d'amore, di tre sassofoni e di un gong. Ogni qualvolta cambia il tema, Ravel inserisce strumenti al fine di curare il timbro e nello stesso tempo per sottolineare uno stato di confusione, tanto che nella parte finale gli strumenti sono tanti da alterare il riconoscimento del ritmo e delle note.
Uno degli aspetti che maggiormente colpisce del Bolero di Ravel, ed ancora stupisce a quasi ottant'anni dalla sua prima rappresentazione, è la forza del coinvolgimento emotivo - quasi fisicamente tangibile - che esso suscita nello spettatore, contrapposto all'estrema semplicità dei mezzi musicali impiegati.



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